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Rizzacasa d’Orsogna Costanza

Il razzismo dell’età

Il Corriere della Sera, 09-04-2016, p.25

Le supernonne, le grandi attrici e modelle over 70 ancora sulla cresta dell’onda, vogliono tutto: amore, incarichi, bellezza, sesso. Potrebbe però essere solo un’altra faccia dell’ageism, la discriminazione sull’età, cioè che vengano proposti alle persone anziane “normali” dei modelli irraggiungibili. Questa è l’idea di Ashton Applewhite, ricercatrice a Yale, che ha un blog dal 2007 sulla discriminazione degli anziani, ora diventato libro, in cui denuncia la crescita di incidenti tra ottantenni che per non apparire vecchie rifiutano l’apparecchio acustico o il deambulatore.
Viene chiamato «successful aging», l’invecchiare di successo, come se ce ne fosse uno da falliti. Applewhite rileva che, visto che oggi non è più accettabile esser misogini o razzisti, non dovrebbe neanche esserci discriminazione sull’età. Invece è un pregiudizio contro tutti, infatti in rete, sui siti che consigliano come redigere il curriculum, la domanda più frequente è se si possa mentire sull’età. Ma quando si invecchia? In ogni Paese l’età della pensione è regolata da logiche come la sostenibilità finanziaria del sistema, mentre per altri indicatori vige una convenzione internazionale: l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra i maggiori di 65 anni e i minori di 15 è quel 65+.  Ma oggi, ormai, a 66 anni sei giovane. Per la medicina ci sono ancora altri parametri, come spiega Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria. «Si basa ancora su un’aspettativa della vita di 75 anni, quando invece è dieci anni di più. Un 90enne con acciacchi ma un supporto familiare ed ambientale sarà più giovane di un 74enne che di quei servizi è privo. Se la politica, la società vedono i vecchi come un peso, la medicina li definisce in base a quello che hanno perso: non il miglior concetto su cui impostare un’esistenza che è sempre più lunga».
Marc Freedman, fondatore di encore.org osserva che occorre una narrativa più realista, che aiuti a realizzare seconde carriere. «I vecchi non sono solo Alzheimer, ma neanche Jane Fonda. Puoi e devi puntare a restare in salute, ma sognare l’eterna giovinezza è autodistruttivo». Bill Thomas, inventore della casa di riposo alternativa, con animali e asili, che ha permesso di tagliare mortalità e costi sanitari dice: «Espressioni della super efficienza come “Conta l’età mentale” e “Hai gli anni che ti senti” fanno solo male perché impediscono di accettarci come siamo».
Il messaggio giusto è l’opposto, la vecchiaia è una terza fase della vita ricca quanto le altre due, solo diversa.

(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)

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Autore (Cognome Nome)Rizzacasa d’Orsogna Costanza
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2016
Pagine25
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2016-04-09
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteIl Corriere della Sera
Subtitolo in stampaIl Corriere della Sera, 09-04-2016, p.25
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)
Volume
Approfondimenti
Rizzacasa d’Orsogna Costanza
Parole chiave: Antiaging Differenze dovute ad età, sesso, razza, ecc. Psicologia dell'invecchiamento