Nell’arco di vent’anni metà del patrimonio delle famiglie, circa 5 mila miliardi di euro, passerà in eredità per cause naturali: dai baby boomer, che oggi hanno tra i 60 e i 78anni, ai loro figli. Questa grande eredità compenserà in rendita quello che la“generazione mille euro”, cresciuta nell’era del precariato e delle buste paga congelate, non ha guadagnato in reddito, ma minaccia di far aumentare la diseguaglianza e di rendere l’Italia sempre più luogo di ricchezza ricevuta anziché creata.
Tra il 1995 e il 2020 il flusso annuo di eredità è quintuplicato da 50 a 250 miliardi, valore che proiettato su vent’anni porta il totale a 5 mila miliardi. Nel frattempo gli introiti dall’imposta di successione sono rimasti sotto il miliardo, picco toccato nel 2000 e mai più raggiunto. Negli ultimi anni le tasse sull’eredità si sono ridotte ovunque, anche in Italia, dove risulta un gettito quattordici volte più basso che in Francia e cinque della Germania.
Le elaborazioni dell’economista dell’Università di Roma Tre Salvatore Morelli mostrano che in Italia la quota delle eredità milionarie è sempre più rilevante. E se questa tendenza è globale,qui si aggiunge l’incidenza delle eredità quasi al 20% di tutti i redditi nazionali. Un’ereditocrazia in cui pochi ricevono tanto, e molti poco, in cui anche chi eredita qualcosa rischia di non beneficiarne così tanto.
Un po’ perché l’aumento della speranza di vita ha ritardato il momento in cui si riceve il lascito. Un po’ perché le eredità degli italiani sono fatte per metà di case: beni immobili anche di fatto, magari situati in aree svalutate e in cui i figli non vogliono vivere, ma che per essere venduti chiedono tempo e spese. Tutto ciò accentua le diseguaglianze: per le famiglie più povere le case contano di più, tra le più ricche sale la quota di patrimonio finanziario e aziendale.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)