Secondo i dati contenuti nel rapporto 2022 sul Benvivere delle province e dei comuni italiani, presentato al quarto Festival dell’economia civile, in cui si fotografa lo stato di salute delle varie aree della Penisola prendendo in esame diversi parametri, azzerare le cosiddette morti "evitabili" farebbe guadagnare all’Italia e ai suoi abitanti quasi due anni di aspettativa media di vita: si passerebbe dagli attuali 81,7 anni a 83,7 anni, senza distinzioni per sesso.
Secondo la definizione dell’Istat la "mortalità evitabile" è costituita essenzialmente da due componenti: la mortalità trattabile e quella prevenibile. In generale, si riferisce a cause di decesso che potrebbero essere evitate con interventi sanitari efficaci, compresi quelli che si verificano dopo l’insorgenza di malattie per ridurre la mortalità, la prevenzione secondaria e il trattamento. La soglia di età convenzionale considerata nei decessi curabili dall’Istat è 75 anni, per cui le morti di pazienti al di sopra di tale età sono state escluse dal calcolo.
L’indicatore finale, dunque, è la somma di tutti i decessi avvenuti in condizioni e in seguito a patologie considerate curabili fino a 74 anni. Calcolare l’impatto netto dei decessi evitabili sull’aspettativa di vita a livello provinciale permette di avere un’analisi specifica sull’importanza della qualità e dell’efficienza dei sistemi sanitari territoriali. Il numero medio di decessi curabili all’anno, secondo i calcoli e le stime effettuate nel rapporto, è di 19,25 ogni 10mila abitanti.
Ovviamente il dato cambia a seconda della zona d’Italia esaminata. Il valore più basso per paese è di 10,86 decessi, mentre il più alto è di 31,8. La speranza di vita media nel periodo del campione (dal 2004 al 2021) sfiora gli 82 anni (81,99), con un divario tra provincia più alto e quello più basso per il 2021 di poco meno di 4 anni (80.15 di Caltanissetta contro 83,93 di Firenze).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)