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Donne al lavoro fino a 65 anni

La Regione, 16-03-2021

Gli elementi salienti della riforma dell’Avs(Assicurazione Vecchiaia Superstiti) approvata in Svizzera dal Consiglio degli Stati sono i seguenti: le donne dovranno lavorare un anno in più – fino a 65 anni anziché a 64 – per percepire la rendita Avs; un supplemento mensile di rendita fino a 150 franchi verrà versato quale compensazione a quelle che andranno in pensione nei nove anni successivi all’entrata in vigore della riforma (costo complessivo: 420 milioni all’anno); tutti potranno riscuotere anticipatamente la rendita a partire dai 63 anni. E la pensione delle coppie sposate non verrà aumentata.

Ps e Verdi si sono battuti invano contro l’aumento dell’età di riferimento per le donne, ma nessuno ha contestato la necessità di una riforma. I cambiamenti a livello demografico, come l’invecchiamento della popolazione e il calo della natalità, stanno mettendo a dura prova i conti dell’Avs, ha affermato Erich Ettlin a nome della commissione. Per garantire il finanziamento del primo pilastro fino al 2030 bisogna trovare 26 miliardi di franchi. Di fatto un miliardo e 400 milioni all’anno entro il 2030 potranno essere racimolati aumentando a 65 anni l’età pensionabile delle donne. La sinistra si è scagliata contro quest’eventualità: le donne sono sempre discriminate a livello salariale e le rendite continuano ad essere inferiori a quelle degli uomini, ha sottolineato Marina Carobbio (Ps). L’età pensionabile a 64 anni per le donne non è scolpita nel marmo, ha affermato da parte sua Paul Rechsteiner (Ps/Sg).

«Le donne non sono discriminate nell’Avs», ha replicato Damian Müller. In media, ha precisato, ricevono una rendita quattro anni più a lungo degli uomini. Con questa riforma, «nessuno avrà una pensione più bassa», ha aggiunto. Una donna che lavora fino a 65 anni, infatti, riceverà una rendita Avs di 102 franchi superiore. Non si possono semplicemente accumulare debiti che peseranno sulle generazioni future, ha poi detto Hannes Germann.

Più che l’aumento dell’età di pensionamento in sé, a far discutere sono stati la cerchia dei beneficiari e l’ammontare delle misure compensatorie. La commissione proponeva che a beneficiarne fossero le donne che andranno in pensione nei sei anni successivi all’entrata in vigore della riforma, invece dei nove auspicati dall’esecutivo. In questo modo i costi delle misure di compensazione sarebbero scesi da 712 a 440 milioni di franchi all’anno nel 2030. All’esame del plenum vi erano ben otto varianti, per spese comprese tra 420 milioni e 2,6 miliardi. Alla fine si è imposta la variante di Peter Hegglin: compensazione per nove anni, con supplemento di rendita fino a 150 franchi al mese che dapprima aumenta gradualmente, poi rimane a 150 franchi e quindi diminuisce di nuovo. L’Unione sindacale svizzera parla di scelta “irrispettosa” compiuta “sulle spalle delle donne”. Ha diviso gli animi anche la proposta della commissione di innalzare il tetto per le rendite dei coniugi dal 150 al 155% della rendita massima. È una questione di giustizia: oggi le coppie sposate sono penalizzate rispetto ai concubini, ha sostenuto Hegglin.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)
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Anno Pubblicazione2021
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-03-16
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Approfondimenti Online
FonteLa Regione
Subtitolo in stampaLa Regione, 16-03-2021
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Parole chiave: Sistema pensionistico