Gruppi di amici dagli "anta" in su, con picchi che arrivano a quasi 100 anni, trovano sempre più spesso nella comune passione per le carte una occasione per viaggiare e socializzare, spesso per trovare nuovi compagni.
Partecipano a viaggi di gruppo, organizzati a qualsiasi latitudine e periodo dell’anno, l’occasione ideale per autentiche full immersion in un gioco che, nel 1993, è entrato nel pantheon delle discipline sportive associate, sotto l’egida di una federazione riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale.
Poco conta l’età anagrafica di fronte all’elasticità di menti allenate all’analisi e alla concentrazione. Il loro pianeta, popolato in Italia da circa 30.000 tesserati Coni distribuiti in 377 circoli, è distante anni luce dalle derive del gioco d’azzardo.
Si notano facilmente, nelle periodiche trasferte da una parte all’altra del mondo: da San Pietroburgo a Rio de Janeiro e da Lisbona a Portorose. Hanno in media tra i 65 e i 70 anni, ma non mancano gli ultranovantenni e c’è chi arriva anche in sedia a rotelle. Il loro è un turismo che si alimenta di sport e cultura.
C'è, ad esempio, Adriana Fedeli, che pur di non mancare, parte in compagnia della badante peruviana. Ha 93 anni, gioca dal 1965 e considera il bridge una ginnastica mentale; la sua fedeltà alle carte ha finito per tradursi anche in un atto d’amore verso gli amici del bridge. Ha deciso di inserire nel suo testamento un lascito per essere ricordata dai suoi compagni di gioco anche quando non ci sarà più.
Fabiana Lattanzi e Paolo Rosti, invece, si sono conosciuti giocando durante una crociera nelle capitali del Nord ed ora vivono insieme a Malta. Si sono conosciuti come partner nel gioco e, poi, hanno scoperto lo stesso feeling anche nella vita.
A casa loro, sull’isola, i circoli sono tanti ma qualcuno preferisce giocare via Internet. E' di sicuro meno dispendioso ma si perde il piacere della ritualità, a cominciare dalla rotazione da un tavolo all’altro, e l’occasione per socializzare.
C'è chi scopre il bridge dopo la pensione come Maria Luisa Castiglioni, 73 anni, di Novara, insegnante di matematica in pensione. Non aveva mai giocato a carte prima ma vedendo che nel bridge la fortuna e l’azzardo non c’entrano niente ha deciso di provare a dedicarsi a una ginnastica di tipo mentale che l'aiuta a non pensare ai problemi della quotidianità.
Tanti pensano che sia un gioco d’élite, dice Paola Besozzi, 67 anni, di Varese, habitué insieme al marito Gianfranco Lodigiani, 71, di questo tipo di viaggi, ma non è affatto vero. In Sardegna, ogni anno viene organizzato un festival del bridge in un paesino della Barbagia: fa parte della loro tradizione e, dovunque si entri, si trova gente intenta a giocare a carte. Il problema, semmai, è di natura generazionale. I giovani sono stimolati da altro.
L’ultima ad andarsene, alcune settimane fa, è stata Carmen: avrebbe compiuto cento anni il 9 di questo mese. Lucida e autonoma, non saltava mai gli appuntamenti pomeridiani e serali al circolo, dove arrivava in autobus, per giocare le sue mani e controllare la classifica.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)