Niente di chiaro e di determinante è stato previsto nell'ultimo decreto, così come nei precedenti, per risolvere il nodo prioritario dell'assistenza, che anche laddove non s'interrompa, procede comunque a singhiozzo.
“Si sta parlando di servizi essenziali al pari dell'approvvigionamento alimentare, della sicurezza e della stessa salute!” – fanno notare i rappresentanti delle associazioni – “Come si sono investite risorse nell'implementazione di risorse umane, ambientali (con la requisizione di luoghi adeguatamente igienizzati), e di maggiore sicurezza (dotando i lavoratori dei presidi forniti obbligatoriamente a livello istituzionale), così si sarebbe dovuto fare con quei servizi che sono essenziali per giovani, adulti e anziani non autosufficienti. Invece, persino il prolungamento dei permessi di 104 comunica alla nazione che l'assistenza dei non autosufficienti è una cosa che riguarda totalmente le famiglie, dove queste siano presenti”.
Si pensi “ai tantissimi anziani soli che, sin dall'inizio di questa quarantena, sono stati letteralmente abbandonati dai loro badanti ed anche da quel poco di solidarietà che ricevevano dal vicinato e dai volontari, attualmente costretti ad evitare ogni possibile contagio. Anziani che non hanno idea nemmeno che si possa fare la spesa online, e che in massa non moriranno di coronavirus ma di fame, da soli, abbandonati nelle loro case”, continuano.
E poi ci sono i caregiver, “già sfiancati dalla ordinaria fatica quotidiana di quell'assistenza largamente residuale erogata dalle istituzioni. Quanto ci vorrà perché esauriscano le forze, adesso che anche quelle pochissime ore di sollievo sono state svalutate in contesti 'differibili'? La disabilità, considerata esclusivamente a livello istituzionale come una condizione che si presenta rigorosamente in orario d'ufficio, viene annullata con un tratto di penna tra le cose 'non urgenti', 'non vitali', e che quindi si possono rimandare a data da destinarsi”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)