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Ferrari Cristina

Centri diurni e... nuova normalità

La Regione, 17-06-2021

La pandemia, ora che si fa meno aggressiva con il rafforzarsi della campagna vaccinale, ha comportato strascichi sulla quotidianità di tutti, in particolare degli anziani, come testimoniano i numeri dei centri diurni che operano sul territorio ticinese. Così il Centro diurno dell’Associazione ticinese terza età di Lugano avverte, con preoccupazione, il drastico calo dei propri utenti, passati da circa una novantina a 29. «Essendo un punto di incontro socio-assistenziale il nostro accoglie sia prese in carico sia persone cosiddette ‘fit’ (in forma) –spiega la coordinatrice, Lorenza – che, considerato il sostegno cantonale, non sono chiamati a costi di frequenza se non il pranzo o le attività esterne. È però anche vero che il piccolo ricavato che avevamo da corsi, bar e pasti ci è venuto a mancare». Dalla “fase di stabilizzazione” dello scorso 31 maggio, il Centro affronta una nuova normalità con la possibilità, per i vaccinati, di non indossare la mascherina al chiuso e di non mantenere le distanze.

Dopo il primo lockdown e la riapertura di metà giugno 2020, annota la responsabile, gli utenti iniziali erano 4/5. C’è voluto del tempo per tornare a fidasi ma poi la voglia di socializzare ha prevalso. I timori perlopiù erano legati all’isolamento piuttosto che alla malattia. Quello che è certo è che i frequentatori che sono tornati si mostrano spaesati, soprattutto coloro che non ha il sostegno di una famiglia, che vivono con badanti o soli, in appartamenti magari senza neppure un balcone. A contenere queste difficoltà la visita, organizzata durante la chiusura, del personale del Centro diurno direttamente nelle case degli utenti, che hanno potuto beneficiare di qualche passeggiata accompagnata o di semplice compagnia.

Anche la direzione dell’Associazione Melograno, che gestisce un Centro diurno di Lugano, conferma l’importante riduzione delle richieste registrata nel periodo della pandemia: «Probabilmente per paura soprattutto dei contagi», ritengono i responsabili. Il centro offre dal lunedì al venerdì un servizio semi-residenziale a un massimo di quindici utenti che qui trovano accoglienza, assistenza e attività di socializzazione basate sul Metodo Montessori. Esse sono create e presentate, infatti, in base alle esigenze del singolo, attraverso l’identificazione dei punti di forza, capacità, abilità e interessi della persona. L’attività è un sostegno anche per le famiglie, che sanno di poter contare sulla collaborazione con la casa anziani che si dimostra così una risorsa doppiamente preziosa.

Parla di un ritorno alla normalità anche Daniela Saredo Parodi del Centro diurno terapeutico della Croce Rossa Svizzera. Una situazione che dice «migliorata, dopo i recenti allentamenti decisi dal Cantone». Dai 33 utenti che frequentavano il centro prima della pandemia, si è passati alla decina accolti la mattina e agli otto del pomeriggio. Poco meno dei due terzi. Del resto i timori legati al virus non sono mancati: alcuni degli ospiti abituali hanno dato la disdetta, qualcuno ha scelto altre strategie per il mantenimento nella propria abitazione, ma c’è stato anche chi ha chiesto di aumentare i giorni di frequenza pur di non dover optare per una casa anziani.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Ferrari Cristina
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2021
Pagine
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-06-17
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteLa Regione
Subtitolo in stampaLa Regione, 17-06-2021
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Approfondimenti
Ferrari Cristina
Attori
Parole chiave: Bisogni degli anziani Centro Diurno Integrato Centro sociale anziani