Oggi le malattie del cuore rappresentano la prima causa di morte, con quasi 120mila decessi l’anno.“La riabilitazione vale quanto un trattamento farmacologico, come le statine o l’aspirina. Riduce infatti del 30 per cento la riospedalizzazione e la mortalità nei pazienti che la fanno. Quindi il non sottoporre un paziente cardiopatico dopo un evento acuto a un programma di riabilitazione cardiologica equivale a un sottotrattamento”. A dirlo è Roberto Pedretti, direttore del dipartimento di Cardiologia riabilitativa dell’Irccs Maugeri di Pavia e fino a un mese fa presidente dell’Associazione italiana di cardiologia clinica preventiva e riabilitativa (Aicpr).
(Fonte: tratto dall'articolo)