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Pasquimelli Sergio, Pozzoli Francesca

Badanti (e caregiver) dopo la pandemia

Prospettive Sociali e Sanitarie, 3/2021, 2021, pp.9-11

Il mercato delle badanti è maturo e non solo sul lato dell'offerta. È maturo perché  il turn-overè basso, è senza dinamica evolutiva, ha grandi vincoli alla crescita (per l’assenza di flussi migratori regolati), e perché invecchia. Rispetto a vent’anni fa, le badanti sono più anziane, non sono molto più “insediate” nella società italiana, riescono a lavorare molto di più solo di giorno e molto meno in convivenza, sono più disposte a essere formate ma mantengono distanza dal mondo dei servizi pubblici. Sono interessate all’uso di nuove tecnologie assistive, anche se non particolarmente dotate di competenze digitali, ma piuttosto tiepide nei confronti di soluzioni collaborative come la badante di condominio.

Il fatto che il numero di assistenti familiari sia sostanzialmente fermo rischia di diventare un problema sempre maggiore, in assenza di: un’apertura di flussi migratori; un potenziamento consistente di servizi domiciliari; una formazione adeguata a badanti con un’età piuttosto avanzata e una limitata dimestichezza con l’uso delle nuove; una scarsa disponibilità a una diversa organizzazione del lavoro (welfare condiviso, agenzia di intermediazione, e ancora uso di nuove tecnologie).

Il  mercato è di fatto segmentato: per provenienza, e per disponibilità al tipo di lavoro. È segmentato tra chi lavora a ore e chi è disposto alla coresidenza (esiste, ed è piuttosto ambito, il segmento di chi opera nelle case di risposo, informalmente coadiuvando l’assistenza a singoli ospiti). È segmentato tra chi è assunto e chi non ha contratto, tra uomini e donne. La segmentazione aumenta la difficoltà a trovare un giusto incontro tra ciò di cui c’è bisogno e ciò che viene offerto. Anche se i caregiver familiari sono solitamente i veri datori di lavoro della badante, negli ultimi anni si è cercato di affiancare al “modello individuale” (rapporto one to one tra caregiver e badante)formule diverse.

C’è stata una proliferazione di sportelli, profit e non profit, vi sono reti regionali di sportelli assistenti familiari con una certa capillarità (Veneto). Guardando le diverse configurazioni, ne riconosciamo di due tipi: uno è quello degli sportelli “all inclusive”, dove viene proposta alla famiglia la candidata più adatta, ci si cura degli aspetti fiscali, le sostituzioni e così via. La forma di relazione (anche economica) che si stabilisce è di tipo “prestazionale”. È il modello dei franchising profit.

Ci sono poi gli sportelli “cerniera”, ossia luoghi che, oltre a fare incontrare domanda e offerta, offrono una serie di servizi come la lettura del bisogno, il tutoring domiciliare, la conciliazione delle divergenze, la formazione dei caregiver, la connessione con una gamma di servizi accessori. Secondo un modello "Hub & Spoke" che prevede un costante collegamento con il territorio: ente pubblico, cooperative, patronati, volontariato. Nonostante i toni talvolta celebrativi nei resoconti di questi tentativi, rimane limitato il loro impatto complessivo sul lavoro privato di cura (qualificazione, regolarizzazione).

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Pasquimelli Sergio, Pozzoli Francesca
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2021
Pagine9-11
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo19000101
Numero3/2021
Fonte
Approfondimenti Online
FonteProspettive Sociali e Sanitarie
Subtitolo in stampaProspettive Sociali e Sanitarie, 3/2021, 2021, pp.9-11
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Pasquimelli Sergio, Pozzoli Francesca
Attori
Parole chiave: Assistente familiare, badante Assistenza Domiciliare Caregiver caregiving