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Agordo (Bl). Un 25 aprile speciale, con una piazza virtuale ospitata da RadioPiù. «Quel giovane mi ha salvato la vita»

L'Amico del Popolo, 18, CXII, 2020, p.23

Nonostante l’impossibilità di celebrazioni pubbliche all’aperto, il 25 aprile è stato ampiamente festeggiato nell’Agordino (BL).

 Quest’anno la piazza virtuale in cui i cittadini si sono riuniti è stata quella di RadioPiù. L’emittente agordina ha trasmesso uno speciale di carattere storico, su iniziativa dell’assessore alla cultura e alla scuola del Comune di Agordo realizzato da Loris e Gianni Santomaso e Claudia Cattadori. All’interno di tale contributo è stata trasmessa anche la testimonianza di Maria Schena, 92 anni di Pragrande (Agordo, BL), che ha raccontato la sua personale vicenda vissuta negli ultimi giorni del ’45, legata alla figura di Ottorino De Col, il partigiano ucciso dai tedeschi il 30 aprile 1945 a Pragrande-Ponte Alto, a cui è stato dedicato il cippo recentemente ripristinato. Questo l’emozionante ricordo di Maria Schena.

«Quel giovane mi ha salvato la vita», ripete due volte. Era il 30 aprile del 1945. Agordo era stata liberata il 27, ma a Ponte Alto si sparava ancora perché una compagnia tedesca stava scendendo da Rivamonte e di qua del torrente  Cordevole i partigiani avevano fatto un posto di blocco. Fra questi Ottorino De Col, classe 1920, arruolatosi da poco nella Brigata Fenti. «Visto il pericolo» racconta Maria, «mia mamma era andata a rifugiarsi da una parente con la mucca e i suoi due figli più piccoli. Avrei dovuto raggiungerli in serata dopo aver sistemato la casa e raccolto le uova delle galline rimaste nel pollaio». Ma mentre attorno alle 17 si apprestava a raggiungere la mamma, un giovane sulla collina, a fianco della casa di Maria, la incitò a scappare e a non nascondersi nella propria casa, perché i tedeschi stavano sparando. «Ho fatto una corsa», dice Maria, «sentivo la mitraglia e i bossoli rotolavano alle mie spalle. Per fortuna non sono stata colpita. Ho bussato alla casa dei Schenòt ho detto chi ero e mi hanno aperto. In cantina sentivamo gli spari e recitavamo il rosario». Durante la notte vennero a chiedere se c’erano dei volontari per trasportare un ferito. 

Carlo Schena (che sarebbe diventato suo marito) e la sorella Erminia misero a disposizione il carro per portare Ottorino De Col all’ospedale da campo dove sarebbe morto per le ferite riportate. «La mattina dopo», conclude Maria, non sapevo fosse finita la guerra, ma quando andai a casa trovai le finestre rotte dai proiettili tedeschi e vetri sparsi sul letto. La mia vita me l’ha salvata quel giovane». 

(Fonte: tratto dall'articolo)

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Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine23
LinguaItaliano
OriginaleNo
Destinatari
  • Studenti e ricercatori
Data dell'articolo19000101
Numero18
Fonte
Approfondimenti Online
FonteL'Amico del Popolo
Subtitolo in stampaL'Amico del Popolo, 18, CXII, 2020, p.23
Fonte da stampare(Fonte: tratto dall'articolo)
VolumeCXII
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Attori
Parole chiave: Storie di vita