«Oltre cinquanta giorni che medici, personale infermieristico ed OSS lavorano a denti stretti». Sono le parole della professoressa Virgina Boccardi, geriatra dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia: «Cinquanta giorni che vediamo morire anziani o grandi anziani come petali che cadono dalle rose mature alla prima folata di vento».
Stigmatizza fortemente pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo in ragione della sua età. «Dal primo momento – scrive – abbiamo vissuto attraverso giornali e televisioni un ageismo spregevole, quando la conta dei morti veniva fatta puntualizzando la presenza di pluripatologia o di patologie croniche preesistenti».
Stanno morendo le radici italiane. «Le radici più forti – scrive – molto spesso isolate in camere a pressione negativa, ventilate, sedate e senza assistenza. Dal confronto indiretto con colleghi ho appreso con triste consapevolezza di come gli anziani siano sottoposti, direi quasi subiscono un approccio clinico tradizionale centrato sulla malattia e non sulla persona. E gli anziani cadono, come petali di rosa. Eppure nei tempi e nei modi giusti, con approccio centrato sulla persona, gli anziani recuperano. Lo abbiamo dimostrato negli anni, lo dimostrano centinaia di lavori scientifici».
Per non parlare degli anziani nelle residenze e quelli a casa con centri ambulatoriali e centri diurni chiusi, passeggiate proibite, socializzazione bandita. «Certo – scrive in ultimo in questa lettera che trasuda dolore -, il distanziamento sociale è fondamentale, funziona in questa emergenza, ma sta contribuendo a far morire le nostre radici».
(Sintesi redatta da: Lupini Lucio)