Perché ancora tanta esitazione verso il vaccino? Quali gli strumenti più affidabili per sciogliere i dubbi?
Sono le domande su cui ha posto le basi il seminario “Vaccine hesitancy forum Covid-19” organizzato dal Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca.
Per comprendere l’esitazione Andrea Grignolio è partito dalla definizione di “esitanza vaccinale” data dall’Oms e classificata nel 2019 tra le “dieci minacce alla salute globale”: «Un ritardo nell’accettazione o nel rifiuto dei vaccini nonostante la disponibilità di vaccinazione». Poi è passato al modello delle 3C inglesi, i tre fattori che contribuirebbero a questa esitazione: Complacency (soddisfazione), Confidence (fiducia) e Convenience (comodità).
Secondo i dati delle sorveglianze “Passi e Passi d’Argento” e dell’Istituto Superiore di Sanità, che hanno intervistato 2.700 persone, il 67% degli intervistati tra i 18 e i 69 anni dichiara che sarebbe disposto a vaccinarsi. Si intravede anche un gradiente sociale significativo per istruzione, che mostra le persone più istruite maggiormente disposte a vaccinarsi, e per risorse finanziarie. Gli uomini sarebbero più propensi delle donne.
I più giovani 18-34enni sarebbero ben disposti a vaccinarsi (76%), seguono i 50-69enni (67%), mentre tra i 35-49enni la quota è più bassa (59%). Fra gli ultra 65enni la disponibilità più alta.
(Fonte: tratto dall'articolo)