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Un ippocampo più grande non vuol dire migliore capacità di memoria secondo studio

https://notiziescientifiche.it, 20-01-2020

Di solito quando si parla dello sviluppo del cervello nel mondo animale si pensa al fatto che più grande è, meglio è. Per certi versi, a livello evoluzionistico, la cosa è vera ma un team di scienziati ha ora dimostrato che ciò non equivale per tutte le aree del cervello. Secondo un team di ricercatori dell’Università Statale del Michigan, infatti, un ippocampo più grande non sempre può essere collegato ad una capacità maggiore di apprendimento e di memoria, almeno per quanto riguarda le persone più anziane. L’ippocampo è un’area situata nel profondo del cervello che svolge un ruolo molto importante nella formazione della memoria e in generale per quanto riguarda le funzioni cognitive. Quest’area si riduce mentre si invecchia ma nelle persone con deficit cognitivi, ad esempio con il morbo di Alzheimer, questo processo di invecchiamento è più veloce.


Nel nuovo studio, pubblicato su Cerebral Cortex, le dimensioni dell’ippocampo non possono essere considerate come un indicatore significativo per quanto riguarda il declino della memoria negli anziani. Secondo Andrew Bender, professore di epidemiologia e biostatistica, neurologia e oftalmologia presso il College of Human Medicine della MSU, se si vogliono cercare marcatori fisici del declino della memoria nelle persone più anziane, bisogna misurare non solo le dimensioni dell’ippocampo ma anche quanto e come è collegato al resto del cervello.

Alcune persone anziane possono mostrare un ippocampo più grande, ad esempio, per un alto livello di istruzione, un alto livello di attività fisica o di impegno sociale. Questo significa che un eventuale declino cognitivo in queste persone potrebbe essere mal caratterizzato oppure del tutto trascurato se si fa la diagnosi relativa solo al dimensioni dell’ippocampo e non si considera anche la connettività dell’ippocampo stesso con la materia bianca.

I ricercatori hanno analizzato più di 300 scansioni cerebrali svolte su adulti anziani.“Le nostre scoperte rafforzano una prospettiva crescente secondo cui, studiare i cambiamenti legati all’età nell’apprendimento e nella memoria, dal punto di vista dei sistemi appare molto più informativo nella comprensione dei diversi modelli di declino cerebrale e cognitivo, rispetto al concentrarsi su una singola regione del cervello”, riferisce Bender.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Data dell'articolo2020-01-20
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Fontehttps://notiziescientifiche.it
Approfondimenti Onlinehttps://notiziescientifiche.it/un-ippocampo-piu-grande-non-vuol-dire-migliore-capacita-di-memoria-secondo-studio/
Subtitolo in stampahttps://notiziescientifiche.it, 20-01-2020
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Parole chiave: Malattia di Alzheimer Memoria Ricerca