Una volta accertata l’esclusiva localizzazione nella ghiandola, oggi sono diverse le opportunità per trattare un tumore della prostata: a partire dalla rimozione chirurgica (prostatectomia radicale) fino ad arrivare alla sorveglianza attiva. Questa strategia di «attesa» permette di rinunciare in prima battuta all’intervento e di ricorrervi eventualmente in un secondo momento: soltanto nel caso in cui la malattia evidenzi segni di progressione. La seconda scelta - viene consigliata all’incirca in un nuovo paziente su tre - è talora possibile perché alcuni tumori della prostata, al pari di quelli della tiroide , crescono molto lentamente. Motivo per cui, soprattutto ai pazienti più anziani e con altri problemi di salute, viene consigliato di rinunciare all’intervento (spesso non privo di effetti collaterali) e di sottoporsi a un calendario più serrato di controlli. L’opportunità deve però essere fatta presente soltanto nei casi in cui la scelta della sorveglianza attiva non vada a intaccare le probabilità di sopravvivenza.
(Fonte: tratto dall'articolo)