Il coronavirus ha devastato la casa di cura Sage a Golders Green, nel nord di Londra, uccidendo quasi un terzo dei suoi residenti in pochi mesi. Bile Ahouzan e i suoi compagni assistono i loro anziani da quasi 30 anni. Come molti operatori sanitari, svolgono turni di 12 ore impegnati in un lavoro impegnativo, sia emotivamente che fisicamente. Vengono pagati 9,60 sterline l'ora - al di sotto del salario di sussistenza di Londra - e cavarsela diventa sempre più difficile. Il personale appena entrato, inoltre lamentano, viene pagato ancora meno, 8,71 sterline l’ora.
"Vogliamo solo essere trattati con dignità e rispetto", dice Ahouzan. Chiedono 12 sterline l'ora e la parità di trattamento con il personale del Servizio Sanitario Nazionale che, dopo cinque anni di servizio, ha diritto a sei mesi di retribuzione piena e a sei mesi di metà retribuzione in caso di malattia.
Un portavoce di Sage ha detto che le richieste del personale sono "irrealistiche", sottolineando che la retribuzione è in linea con le mansioni svolte e che l'intero settore delle case di cura sta combattendo contro gli effetti del Covid-19. La loro è una struttura no profit e non sarebbe comunque in grado di pagare meglio i suoi dipendenti. “Come assistenti, incalza però Ahouzan, svolgiamo un lavoro qualificato. Spesso conosciamo i residenti meglio dei loro familiari, ma non credo che i manager di Sage lo apprezzino. Ci trattano come numeri".
Un settore in crisi da anni
La pandemia ha messo in luce un grave problema legato al settore dell’assistenza, sia nelle Rsa che negli ospedali. La stabilità finanziaria del settore è dibattuta da anni. Nel Regno Unito gli operatori coprono solo il 20% del reddito medio rispetto al 70% in Germania e all'80% in Danimarca e si sentono sfruttati. Il problema è anche la mancanza di una indennità adeguata in caso di malattia – un rischio concretamente maggiore rispetto ad altre categorie - , motivo per il quale molti operatori contagiati hanno continuato a recarsi sul posto di lavoro. I dati di Google e Apple indicano infatti che in questo periodo si spostano molti più lavoratori rispetto al primo lockdown e uno studio dell'University College di Londra rileva che il 38% delle persone dichiara di non autoisolarsi per il minimo richiesto di 10 giorni dopo aver sviluppato i sintomi del Covid-19.
Le risposte inadeguate del Governo
Finora, la risposta del governo al problema è stata inadeguata. Solo tardivamente sono stati introdotti finanziamenti parziali affinché i lavoratori delle case di cura ricevano la piena retribuzione per i periodi di autoisolamento a causa del Covid-19, ma il denaro non è disponibile per altre malattie o infortuni e non sarà comunque più disponibile dopo il 31 marzo. Sempre per garantire l'autoisolamento l'Esecutivo ha introdotto un una tantum di 500 sterline per i lavoratori rimasti a casa per aver contratto il Virus, ma la Resolution Foundation ha rilevato che solo un lavoratore su otto è risultato idoneo ad ottenerlo. "È scioccante che la maggior parte della forza lavoro dell'assistenza sociale del Regno Unito abbia ancora diritto solo all'indennità base per malattia, ovvero 95,85 sterline a settimana, il livello più basso in Europa ad eccezione di Malta", afferma Kelly Andrews, responsabile del sindacato GMB.
(Fonte: The Indipendent)