Grazie alla migrazione, interna ed esterna, il Trentino colma l’ennesimo saldo naturale negativo (più morti che vivi) e aumenta la popolazione a ritmi record rispetto al resto del Paese, Bolzano esclusa. A certificarlo, con dati ancora provvisori ma la cui tendenza è confermata, l’Istat che ha analizzato l’andamento demografico dell’anno scorso. Il dato negativo riguarda il rapporto tra nascite e morti, con le seconde ancora superiori alle prime. Le nascite nel 2019 sono stati di poco superiori alle 4.000, ovvero 4.041, in lieve aumento rispetto alle 4.019 del 2018. Per quanto riguarda i decessi, che a fine settembre erano superiori alle nascite di 601, «Pur nella varietà dei diversi contesti territoriali, più o meno marcati anche in relazione al diverso livello di invecchiamento, la dinamica naturale è ovunque negativa, eccezion fatta per la Provincia di Bolzano, l’unica dove il ricambio della popolazione risulta ancora più che in equilibrio (+1,3 per mille residenti)» scrivono i ricercatori dell’Istat. Nella longevità, Trento è davanti a tutti.
Il primato regionale tra gli uomini compete alla provincia di Trento (82,2 anni), seguono Umbria (81,9), Marche (81,8) e provincia di Bolzano (81,8). Trento rappresenta l’area più favorevole per la sopravvivenza anche per le donne, grazie a una vita media di 86,6 anni, dato che costituisce peraltro il più alto livello di speranza di vita alla nascita mai toccato nella storia del Paese per una singola regione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)