Si sta progettando la ripresa dopo la fase uno del contagio da Coronavirus.

Fra le indiscrezioni, non si sa ancora quanto veritiere, circola la notizia che, quando finirà la quarantena, gli over 65 dovrebbero continuare a restare ancora reclusi a casa, naturalmente per proteggerli.

Certo, la polmonite interstiziale da Covid-19 è più letale per gli anziani e per chi ha altre condizioni pregresse, ma  i rischi legati alla malattia sono noti anche a chi è avanti negli anni o fragile. Inoltre, siamo un Paese “vecchio” e tenere in quarantena, magari a tempo indeterminato, una o più generazioni di imprenditori, di professionisti, di intellettuali equivale a non riaprire davvero. Per riprendere una polemica precedente, chi non è più produttivo, potrà andare a votare o perderà i diritti politici?

I nostri anziani sanno bene i rischi che corrono e non c’è bisogno di un decreto per renderli consapevoli. Se riaprire sarà sufficientemente sicuro per chi non è anziano, con le dovute precauzioni, lo sarà anche per chi è più avanti con gli anni. Inoltre, se si deve avere il criterio del rischio, allora bisognerebbe far uscire prima donne e bambini e solo dopo, gli uomini.

Sarà certamente necessario progettare una gradualità della ripresa, ma non si potrà avere come metro di liberazione la carta d’identità. In un Paese riaperto, non avrebbe senso, ad esempio impedire a Renzo Piano di andare a controllare lo stato dei lavori del ponte di Genova o a Giorgio Armani di incontrare i suoi designer o a Luigi Del Vecchio di riunire i suoi consigli di amministrazione o a Sergio Mattarella di svolgere il suo lavoro da presidente della Repubblica e di incontrare i leader politici, sindacali e imprenditoriali del Paese.