Gli esperimenti sono stati condotti dai biologi del Mount Desert Island Biological Laboratory (Usa) e del Buck Institute for Research on Aging (Usa) in collaborazione con l’Università di Nanchino (Cina), su alcuni esemplari di Caenorhabditis elegans, un nematode spesso utilizzato per studiare le cause e i meccanismi dell’invecchiamento poiché condivide con l’uomo molti dei suoi geni.
I biologi hanno lavorato su due geni in particolare, il DAF-2 e il RSKS-1, scoprendo che una mutazione a carico di entrambi è in grado di agire in modo sinergico sulla longevità, allungando la vita di una specie animale di addirittura cinque volte.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Cell Reports, aprono le porte a nuove sperimentazioni per realizzare farmaci e trattamento anti-invecchiamento efficaci. È infatti improbabile che le modifiche genetiche apportate sui vermi diano gli stessi risultati sull’uomo, poiché gli esseri umani sono estremamente più complessi. Quanto studiato sui vermi potrebbe però servire a trattare diverse patologie provocate dall’invecchiamento cellulare.
(Fonte: tratto dall'articolo)