In Gran Bretagna un processo per ageismo si conclude con la condanna del datore di lavoro. Il tribunale del lavoro ha dato ragione a David Robson, un idraulico 69enne che si è rivolto al tribunale del lavoro accusando di essere stato spesso etichettato come "mezzo morto" dai suoi colleghi - un nome "dispregiativo" poi ripreso anche dai suoi capi - che lo lasciava "rattristato e imbarazzato". I suoi responsabili hanno affermato che gli insulti erano solo "scherzi", ma il signor Robson in seguito ha perso il lavoro quando la società, dovendo decidere su un ridimensionamento del personale, lo ha valutato tra quello in esubero.
Il suo punteggio per "prestazione" era infatti il più basso insieme a quello di un giovane tirocinante. Il suo licenziamento - con un’indennità di 6.300 sterline - arrivava dopo 55 anni di servizio. Il tribunale ha stabilito che "non c'era giustificazione" per i punteggi bassi attribuitigli, aggiungendo che il suo soprannome dimostrava che il suo status di dipendente più anziano dell'azienda aveva influenzato la decisione. Si era dunque trattato di un caso di discriminazione a causa dell’età oltre che di un ingiusto licenziamento. Di conseguenza, il signor Robson ha ricevuto 25.000 sterline di compenso, di cui 7.000 assegnate solo per il "soprannome dispregiativo".
Il signor Robson ha detto: " Negli ultimi tempi a lavoro venivo regolarmente chiamato "Dave mezzo morto". Mezzo morto perché sono vecchio? Non ho chiesto ai colleghi di smettere di usare il nome perché pensavo che mancassero pochi anni e preferivo sopportare". Il giudice del lavoro Martha Felicity Street ha dichiarato: “Il soprannome ingiusto ha causato danni. Il signor Robson lo ha sopportato, ma non gli piaceva, era a disagio, rattristato e imbarazzato. Le 7.000 sterline aggiuntive vogliono risarcire l'uso prolungato del nome e il suo riferimento francamente dispregiativo alla sua età. Ha influito sulla sua fiducia, lo ha reso più ansioso sul lavoro. Si sentiva trattato ingiustamente e si sentiva incapace di affrontarlo. Inoltre doverlo raccontare alla sua famiglia ha reso tutto ancora più doloroso ".
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)