Nella prima fase dell'epidemia i morti per Covid era un leggermente più giovani (a marzo l'età dei decessi era 80 anni, ora è 82).
Cresce la differenza tra chi si infetta e chi muore: 15 anni a marzo, 25 a ottobre.
E' peggiorata la situazione delle donne: nel lockdown le donne morivano meno, 29,4% mentre ora sono al 42,7%. I numeri sono in crescita e raddoppiano di settimana in settimana.
C'è sicuramente una maggiore organizzazione e capacità di curare, e la mortalità sul totale dei casi positivi è enormemente più bassa, grazie anche al fatto che il grosso dei positivi è rappresentato da soggetti molto giovani. Gli appelli sono ora per i 70enni che, soprattutto nelle grandi città, è meglio che restino a casa.
Resta invariata la percentuale dei decessi degli under 50, 1,1%, e dalle cartelle cliniche esaminate risulta che si parla di individui con importanti patologie pregresse, pazienti anagraficamente giovani ma che per condizioni di salute somigliavano a settantenni. L’obesità è un fattore di rischio per i giovani, meno per gli anziani, che restano una categoria a parte.
Muore di più chi soffre di malattie cardiovascolari o di diabete, o ha una demenza senile.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)