Ascoltare o suonare la musica nel corso della vita porta benefici sulle funzioni cognitive, oltre ad alleviare i sintomi di alcune malattie neurodegenerative, come il Parkinson, e aiuta i bambini a imparare a leggere e a scrivere. Tutto questo perché le elaborazioni cerebrali dei due linguaggi, il musicale e il verbale sono correlate, ed originano dallo stesso sistema di riconoscimento dei suoni, oltre ad avere alcune caratteristiche in comune, come il ritmo, il timbro, la tonalità, l’altezza, la durata del suono.
Questi i temi dell’incontro che si svolgerà all’Università Cattolica di Milano il 14 marzo, nell’ambito della settimana mondiale del cervello, con il titolo «Il cervello musicale e il linguaggio». Scopo della settimana è sensibilizzare sulla prevenzione nella lotta alle malattie neurologiche. Fare prevenzione significa adottare stili di vita sani e svolgere attività cognitivamente stimolanti per aumentare la “riserva cognitiva”. Infatti, secondo questa teoria, più la vita è ricca di contatti e stimoli e migliore sarà l’efficienza del cervello, che, quando invecchierà, avrà una maggiore vascolarizzazione e densità sinaptica e sarà quindi più al riparo dal danno neuronale. Tra le attività consigliate ci sono la lettura, il ballo e la musica.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)