Secondo uno studio realizzato da Adapt che ha condotto un’analisi sui dati Istat per l’Italia e sui dati Eurostat per il contesto europeo, lo scenario occupazionale entro il 2050 subirà in modo consistente l’effetto dell’andamento demografico.
In particolare, è stato osservato che se il tasso di occupazione restasse costante a quello attuale (superiore al 62% della popolazione attiva, peraltro a livelli record), già nel 2030 il numero di occupati in Italia subirebbe un calo del 3,2%, cinque volte superiore alla media del vecchio continente (0,6%).
Questo significa per gli esperti che fra meno di 6 anni ci saranno 730 mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione occupabile restasse invariata.
Se si estende la proiezione sul 2040 e poi sul 2050, la situazione peggiora drasticamente, con l’andamento italiano sempre più critico rispetto alla media europea. Già nel 2040, fra meno di vent’anni, il calo di occupati in Italia arriverebbe al 13,8% e al 20,5% nel 2050.
Tradotto in numeri assoluti, nel 2040 si stima ci saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno e nel 2050 il calo arriverebbe a 4,6 milioni. Osservando la distribuzione per fasce d’età, si vede che la riduzione colpisce tutta la popolazione potenzialmente attiva e soprattutto si nota la rapidità del processo: nel 2030, nella fascia 35-49 anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione.
Nel 2050, nella fascia 50-64 anni si prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%. E mentre cala la forza lavoro nelle fasce più adulte della popolazione, tra i 15 e i 34 anni i lavoratori aumenteranno del 0,9% nel 2030, per poi calare progressivamente, fino al 2040 quando ci saranno 451.716 lavoratori giovani in meno e oltre un milione in meno nel 2050 (1.080.588). Le ripercussioni saranno pesanti anche sulla tenuta del sistema pensionistico.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)