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Faux Frederic

La Suède s’interroge sur ses morts en maison de retraite - La Svezia si interroga sui suoi morti nelle case di riposo

Le Figarò, 08-06-2020, p.12

Sono tante e drammatiche le testimonianze di parenti o di coloro che hanno visto la morte da vicino in Svezia. Come in molti altri Paesi europei, più della metà delle vittime del coronavirus viveva in case di riposo. Anche l'agenzia sanitaria svedese, ha emesso raccomandazioni per la maggior tutela degli over 70, limitandone movimenti e contatti sociali. Ma tutto ciò on ha fermato la carneficina, visto che l'88% delle vittime svedesi di coronavirus ha più di 70 anni.

Il primo ministro Stefan Löfven ha affermato che l'incapacità di proteggere gli anziani è stata il più grande fallimento nella lotta contro l'epidemia. La Svezia è l'unico paese che non imposto limitazioni alla popolazione, ma ora deve affrontare le conseguenze dell'epidemia chiedendosi se è stato fatto tutto per tutelare la popolazione più vecchia. Yngve Gustafson, famoso professore di geriatria a Umea, assicura che centinaia di morti potrebbero essere evitati se gli anziani fossero stati ricoverati in ospedale. A Stoccolma infatti, solo il 12% di coloro che sono stati infettati nelle case di riposo sono stati ricoverati in ospedale. Una politica discriminatoria sui ricoveri che ha le sue radici nella politica sanitaria degli anni '90, quando si è iniziato a calcolare il rapporto costi/benefici di ogni trattamento, per decidere chi potrebbe andare in ospedale. Dai primi dati emersi da un sondaggio condotto dall'Ispettorato svedese per la salute si nota che le nuove linee guida - incluso un limite di età di 80 anni per l'accesso alle cure intensive - sono state in qualche modo sovra interpretate da alcuni.

La percentuale di over 70 in terapia intensiva è passata dal 28% al 19% tra marzo e aprile e persino dal 26% all'11% a Stoccolma; medie che nascondono disparità significative e inspiegabili tra ospedali, a volte nella stessa regione. Un altro problema che è venuto alla luce nel famoso "modello svedese" è la condizione di lavoro di chi opera nelle case di riposo. Qui la precarietà è la regola, con lavoratori pagati a ore, che si spostano da una casa all'altra, spesso nello stesso giorno.
Solo un terzo dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato e sono quindi in molti a non seguire le misure di sicurezza, anche a causa del fatto che hanno un addestramento di una settimana. Per queste anomalie l'Ispettorato sanitario svedese ha svolto controlli in 1.045 case di riposo, scoprendo carenze nel 10% di esse.

Rispetto ai mancati ricoveri in ospedale Tomas Linden, rappresentante dell'Ufficio nazionale della sanità e degli affari sociali (Socialstyrelsen), già confuta qualsiasi discriminazione: "No, nessuno è morto in Svezia per mancanza di accesso al ospedale. Forse alcuni errori sono stati fatti su singoli casi, ma in generale la risposta è no».

(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)

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Autore (Cognome Nome)Faux Frederic
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine12
LinguaFrancese
OriginaleSi
Area TematicaSvezia
Data dell'articolo2020-06-08
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteLe Figarò
Subtitolo in stampaLe Figarò, 08-06-2020, p.12
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)
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Parole chiave: Ageism Residenza Sanitaria Assistenziale