Secondo un rapporto di Funcas, da 50 anni il tasso di natalità in Spagna sta diminuendo, a parte qualche aumento (come nel 2008) dovuto alle nascite da madri straniere. Una situazione che riguarda buona parte dell’Europa, anche i paesi nordici.
La Svezia, che nel primo decennio di questo secolo raggiungeva quasi due figli per donna, nel 2023 si attestava al minimo storico di 1,45. La Finlandia ha mantenuto livelli prossimi a 1,9 figli per donna dall’inizio degli anni ’90 fino al 2010, ma è crollata al minimo storico di 1,26 nel 2023.
La Danimarca segue un modello simile, sebbene la sua cifra per il 2023 (1,5) sia superiore al minimo del 1983. (1.3). Non sono però gli unici: Austria (1,23 nati per donna in età fertile), Belgio (1,47), Lussemburgo (1,23), Paesi Bassi (1,43), Irlanda (1,5) e Lituania (1,18). Da decenni, in nessun paese dell’UE la fecondità è pari o superiore al livello di sostituzione (2,1 figli per donna).
I valori più alti nel 2023 si riscontrano in Bulgaria (1,81) e Francia (1,68). Secondo il Rapporto, il declino della fertilità in Europa è parte di un processo che non colpisce solo i paesi sviluppati. La fertilità sta diminuendo in tutto il mondo e nel giro di pochi decenni, scenderà al di sotto del livello di sostituzione.
Su scala globale, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet, nel 2030 verrebbe superatoil livello di sostituzione, il che causerebbe una diminuzione della popolazione mondiale.
Il rapporto Funcas ricorda che i tassi di fertilità relativamente elevati registrati da diversi anni nei paesi nordici, in Francia, Belgio e Paesi Bassi sono stati attribuiti alle politiche pubbliche o ad alcune caratteristiche dei loro mercati del lavoro.
“Quasi tutti hanno finanziato generosamente le loro politiche familiari, il che ha comportato notevoli trasferimenti pubblici di reddito monetario alle famiglie con bambini”, sottolinea. Ma ora, sulla base dei dati citati, Funcas mette in dubbio la relazione tra gli elevati benefici economici e l’aumento dei tassi di natalità.
“Le politiche di trasferimento di denaro per i bambini - si legge nel Rapporto - sono state (e possono essere) rilevanti, ma costituiscono solo una delle variabili in un’equazione molto più ampia in cui gli incentivi economici potrebbero non essere sufficienti.
Considerato il forte calo della fertilità in Europa, e soprattutto nei paesi che in precedenza erano considerati modelli per le loro politiche familiari, questo dibattito è particolarmente necessario in Spagna. La società dovrebbe affrontarlo in tutta la sua complessità, valutando l’opportunità di modificare quella che oggi sembra un’inerzia naturale”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)