Secondo le stime Istat, in Italia il numero di persone in sovrappeso e con obesità cresce al crescere dell’età. Tanto che se l’eccesso di peso riguarda 1 minore su 4, la quota quasi raddoppia tra gli adulti, raggiungendo il 46,1 % tra le persone di 18 anni e oltre, arrivando al picco nella classe 65-74 anni, con una prevalenza di 61,1 %.
«I tassi di obesità del nostro Paese -piega Paolo Sbraccia, Vicepresidente Ibdo Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” - avranno un impatto nel futuro di molte persone e per il nostro Sistema Nazionale Sanitario. L’obesità è la quinta causa di morte più frequente al mondo, associata a malattie gravi come diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione, almeno 12 tipi di cancro, malattie epatiche e respiratorie. Nell’ultimo anno è anche emerso che le persone che sono in sovrappeso o che convivono con l’obesità e che contraggono il coronavirus hanno maggiori probabilità di essere ricoverate in ospedale, in un’unità di terapia intensiva e, purtroppo, di morire di Covid-19 rispetto alle persone normopeso».
A causa della pandemia in corso, l’obesità è diventata una preoccupazione immediata per i servizi sanitari e assistenziali. Tanto che le persone con obesità sono state inserite tra categorie prioritarie da vaccinare in quanto ad “elevata fragilità” in correlazione al tasso di letalità associata a Covid-19 per danno d’organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a Sars-CoV-2.
La pandemia in corso ha evidenziato la fragilità delle persone con obesità e l’accesso prioritario alla vaccinazione è il primo vero riconoscimento ufficiale per quella che al momento non è considerata dalle nostre Istituzioni, ma anche dall’opinione pubblica e purtroppo a volte anche dal mondo scientifico, una malattia, ma una responsabilità personale dell’individuo.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)