Dal Rapporto Istat sull'impatto dell'epidemia da Coronavirus sulla mortalità emerge che l'incremento dei decessi fra il 20 febbraio e il 31 marzo del 2020, rapportato alla media dello stesso periodo nel quinquennio precedente (2015-2019) è stato di circa il 50%.
Lo studio, redatto insieme all'Istituto Superiore di Sanità, ha riguardato un campione di 6.866 comuni (87% dei 7.904 complessivi) ed ha evidenziato che i decessi sono passati da 65.592 (media periodo 20 febbraio 31 marzo 2015-2019) a 90.946 nello stesso periodo del 2020.
Il rapporto evidenzia una divisione dell'Italia in 3 zone: il Nord ad alta diffusione dell'epidemia, il Centro a media diffusione e il Sud a diffusione bassa.
Sono 38 e tutte al Nord, tranne Pesaro e Urbino, le province dove il Coronavirus ha colpito maggiormente. Nell'insieme di queste province i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo e le morti sono passate da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156). Altissimo costo in termini di vite umane pagato dalle province di Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%); oltre il 200% i dati di Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%) seguite da Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).
Nel Centro Sud il Rapporto Istat-Iss rileva che, nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province), i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% alla media del quinquennio precedente. Spicca il dato di Roma, che a marzo fa segnare un -9,4%. Giù anche Napoli, con un calo dello 0,9% .
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)