A Genova, la città resiliente, dal cuore grande e discreto, risponde alla pandemia sociale con cuore femminile. La paura del virus non ha fermato le volontarie del Cif durante il lockdown, nonostante fossero nell’età a rischio. Del resto alla sede del Centro italiano femminile Mascherona in Vico Lepre, alle 8 e 30 di ogni martedì le aspettavano 200 persone affamate distribuite lungo il reticolo dei caruggi sin dall’alba. «Mai vista una cosa simile – racconta Vittoria Basteris, presidente della sezione genovese dell’associazione di donne cristiane che opera in campo civile, sociale e culturale da 74 anni –, i primi giorni sono stati calmi. Avevamo preparato pacchi con generi di prima necessità per 40 persone, ce ne siamo trovate improvvisamente oltre il doppio e dovevamo dire molti no».
La solidarietà silenziosa ha aiutato e continua ad aiutare nei quartieri di periferia, come la media Val Bisagno, dove Rosi Ferro, dal 1965 volontaria del Gau, ha contribuito a dare vita a una rete che si è presa cura degli anziani e delle persone fragili. «Abbiamo dato vita in particolare al progetto "Spesa sospesa" durante l’emergenza Covid coinvolgendo molte realtà territoriali. Si è costituita una rete fra associazioni, scuole, parrocchie, centri d’ascolto ed altre realtà e progetti territoriali che insieme ai cittadini, piccoli negozianti, grande distribuzione e commercianti, ha consegnato spesa e farmaci e poi ha aiutato i più fragili. Un grande lavoro di comunità che ha visto le istituzioni a fianco della società civile». Il progetto ha contribuito a raccogliere oltre 170 quintali di generi di prima necessita, consegnati a circa 500 famiglie con l’apporto di 115 volontari per oltre 500 ore di volontariato.
(Sintesi redatta da: Linda Russo)