I dati ufficiali sul testamento biologico risalgono al 2019 e della legge che istituisce le Dat dichiarazioni anticipate di trattamento, la 219 del 2017 non si parla più. Le “Dat”,  sono le indicazioni che ognuno di noi può lasciare rispetto ai trattamenti sanitari a cui, in caso, vorrà (o non vorrà) essere sottoposto nella parte terminale della vita. Quelle depositate sono ad oggi poco più di 62 mila.

Dopo tre anni è davvero un numero molto basso, calcolando che sono la possibilità di lasciare le proprie volontà sui trattamenti sanitari in caso non si sia più in grado di intendere e di volere.

Come spiega Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, «le Dat possono essere esattamente il contrario e servono, invece, a ribadire la volontà di essere sottoposti a ogni cura pur di restare in vita».

Sono diverse le associazioni che hanno aperto in questi anni sportelli dedicati alle Dat, dalla Vidas, che si occupa di cure palliative, all’Associazione Coscioni, alla Chiesa valdese.

Ma restano pochissimi i biotestamenti depositati, per un grandissimo problema di conoscenza e di organizzazione. Le persone che sanno di avere questo diritto sono molte poche, perché sono mancate campagne di informazione e non si conoscono le modalità per accedervi. Infatti molti ricorrono ai notai, anche perchè solo alcuni Comuni hanno istituito registri e luoghi deputati dove accogliere le Dat.

Inoltre spesso queste non sono trasmesse alla Banca nazionale, per cui i dati che arrivano sono molto carenti. Questo nonostante l'interesse per le Dat sia molto sentito; solo dal sito dell’Associazione Coscioni infatti sono stati scaricati ben 70mila moduli per la dichiarazione.