Oggi in Italia la maggioranza assoluta di chi ha tra i 55 e i 64 anni ha solo la licenza media o elementare, o anche meno. Peggio di noi, in Europa, fanno solo Portogallo, Spagna e Malta. La proporzione media UE è del 30,1% ; la Germania è ad un livello del 13,9%, ma anche paesi come Romania o Bulgaria hanno migliori percentuali di adulti con istruzione media ed elementare. Fra il 2000 e il 2017, il calo della percentuale di italiani con minor grado di istruzione ci colloca agli ultimi posti insieme alla Spagna. In Germania questa proporzione, in 17 anni, si è quasi dimezzata, in Polonia è diminuita in modo sensibile. Il problema è culturale: in Italia l’istruzione, il diploma e la laurea sono visti come fattori di “elevazione sociale” piuttosto che come investimento in risorse umane per la competitività del Paese. La mancanza di istruzione superiore è spesso correlata ai lavori più pesanti, meno confortevoli e appaganti, che non è facile svolgere fino a 70. Il basso livello di istruzione ha un nesso causale con la questione dei pensionamenti. Se oggi andiamo in pensione più tardi è anche perché gran parte dei lavoratori più anziani, in caso di perdita del lavoro, non potrebbe iniziarne un altro per mancanza di competenze. La proporzione di italiani tra i 55 e i 64 anni che fanno lo stesso lavoro da più di 10 anni, infatti, è la seconda maggiore in Europa. Un dato positivo è che da noi il calo del numero di persone con livelli di istruzione più bassi è stato un po’ più veloce che altrove e maggiore di quello verificatosi in Spagna o Germania. All’origine di questo processo non c’è stata l’azione dello Stato ma il desiderio delle vecchie generazioni, tra la fine degli anni ‘80 e il primo decennio del 2000, di far raggiungere ai giovani traguardi più alti.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)