Il focus dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, dell'Università Cattolica, ha evidenziato che l'Italia dovrà fare i conti pesantemente con le malattie croniche. Nel 2018 hanno riguardato 24 milioni di italiani, di cui 12,5 milioni affetti da multi-cronicità. Nel 2028, il numero di malati cronici salirà a 25 milioni, mentre i multi-cronici saranno 14 milioni. L'ipertensione sarà la malattia più diffusa, con quasi 12 milioni di persone colpite nel 2028, mentre l'artrosi/artrite interesserà 11 milioni di italiani; per entrambe ci si attende 1 milione di malati in più rispetto al 2017. La cronicità è in costante e progressiva crescita ma non è uguale per tutti. Riguarda più le donne, il 42,6% delle quali ne è affetta contro il 37% degli uomini.
Le differenze di genere si acuiscono con l'età, ma nel periodo adulto della vita (45-54 anni) sono più ipertesi gli uomini (14,1% tra gli uomini, 11,4% tra le donne), mentre le donne prevalgono in artrosi/artrite (12,7 contro 7,5%), osteoporosi (4,9 % contro 0,9%) e  malattie allergiche (13% contro 10,7%). Nei più anziani (65-74 anni) il divario cresce e le donne sono molto più spesso multicroniche (42,6% tra gli uomini, 54,4% tra le donne). Chi studia corre meno rischi di cronicità: fra i 45 e i  64 anni, età in cui insorge il maggior numero di cronicità, chi non ha studiato o ha la licenza elementare è cronico in più di un caso su due (56%); minori le percentuali se si ha un diploma (46,1%) e si scende ancora se si ha una laurea (41,3%). 
I Comuni sotto i 2.000 abitanti sono quelli con la quota più elevata di cronicità, quasi il 45%. Le categorie che hanno più patologie croniche sono i disoccupati (alla ricerca di nuova occupazione) e gli autonomi.