Gli studi sull’effetto dell’atteggiamento mentale sulle immunizzazioni hanno scoperto che chi è più ben disposto, fiducioso e ottimista produce il 73% di anticorpi in più dopo una vaccinazione contro l’epatite B o l’antinfluenzale. Dunque il pensiero positivo agirebbe come una sorta di adiuvante per potenziare l’effetto dei vaccini. Il virus stesso poi trova terreno meno fertile negli ottimisti, che hanno una risposta immunitaria migliore. Anche durante la pandemia gli operatori sanitari più pessimisti e per questo meno capaci di resilienza sono risultati a maggior rischio di burnout, depressione, ansia e stress, ma lo stesso è stato vero anche per la popolazione generale, perché una maggiore fiducia nel futuro ha permesso di resistere meglio ad ansia e depressione da isolamento.
Analoghi risultati secondo la psicologa Maria Catena Quattropani si sono registrati sugli anziani: quelli portati per natura a essere disfattisti sono risultati più vulnerabili e riferiscono di avere una qualità di vita più bassa che si riflette anche sui loro familiari che dichiarano di sentire maggiormente il peso della cura ed essere più stressati e infelici rispetto ai caregiver di chi ha un atteggiamento positivo. «Negli anziani una valutazione dell’ottimismo è utile per misurare il grado di fragilità: la correlazione è chiara», dice Quattropani.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)