Secondo l'Ispi, se costringessimo gli anziani all'isolamento protettivo salveremmo la vita di centinaia di migliaia di persone.
E' il risultato di uno studio che Repubblica anticipa: secondo l'Istituto per gli studi di politica internazionale, tra le misure soft dall'efficacia dubbia ma dal costo sociale elevato adottate fino a oggi e il lockdown, che ci salvò a marzo ma che costò carissimo all'economia e a milioni di famiglie, esiste una soluzione intermedia che potrebbe salvare dal 50 al 98 per cento delle persone che morirebbero se si lasciasse correre liberamente la pandemia: il lockdown selettivo per classi d'età. Una soluzione che "sarebbe sbagliato ritenere un'opzione da scartare a priori" e su cui si dovrebbe aprire "una serena ma urgente discussione".
È una strada certamente impervia: dove potrebbero mai essere isolati efficacemente gli ultraottantenni, che sono il 7,2 per cento della popolazione, o addirittura gli ultra settantenni che sono il 17,1% degli italiani? Come evitare che siano contagiati dai parenti con cui vivono o dalle persone che li assistono? Senza contare i dubbi etici sul diritto di imporre agli anziani limitazioni che riguardino loro soli, e sulla stessa legittimità di qualcosa che vada oltre al consiglio di "restare a casa al sicuro" e diventi un'imposizione sanzionabile per classe d'età.
E tuttavia restano i dubbio di partenza: "Davvero un lockdown limitato alle fasce più anziane ne eviterebbe l'infezione? Ci sono molti dubbi al riguardo", spiega lo stesso studio dell'Ispi, per "la difficoltà di isolare le fasce d'età a rischio". Lo si è visto chiaramente con le Rsa, che da luoghi protetti sono diventati focolai terribili. "È impensabile trovare soluzioni abitative diverse per gli italiani ultra sessantenni", ammette l'Ispi suggerendo "un isolamento diffuso sul territorio, ciascuno nella propria abitazione". Sempre ammesso che accettino "di restare in isolamento in attesa di un vaccino efficace, mentre il resto della popolazione continua a muoversi, a lavorare e, in definitiva, a vivere".
(Fonte: tratto dall'articolo)