I dati dell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità parlano di un tasso di letalità del 9,9% nella fascia di età tra i 60 e i 69 anni. Un salto importante dal 2,6% di letalità della fascia tra i 50-59 anni, ma non ancora così drammatico rispetto ai 70-79 anni dove la letalità è del 24,7%. Il dato sulla letalità è però sovrastimato perché inizialmente i tamponi sono stati fatti solo a pazienti gravi in ingresso al pronto soccorso e solo nelle fasi più recenti sono stati estesi a persone poco sintomatiche. E' comunque vero che Covid-19 si è dimostrata più grave nelle persone anziane e in particolare in quelle con patologie pregresse, ma esiste una grande variabilità biologica: c’è il 62enne con diabete e ipertensione e il 70enne in ottima forma, che gioca tutti i giorni a tennis. Andrebbe quindi fatta una valutazione medica sul singolo, magari affidata al medico di base che meglio conosce l’individuo, per valutare il rischio reale che corre. Nuovi studi ci dicono al contrario che il solo fatto di essere anziani aumenta il rischio di morte per Covid 19. "L’età è il principale fattore di rischio indipendente di mortalità per infezione da coronavirus. Le patologie preesistenti concorrono» afferma Niccolò Marchionni, ordinario di Geriatria all’Università di Firenze e Direttore di Cardiologia Generale all’ospedale Careggi di Firenze. "È chiaro che avere patologie croniche preesistenti aumenta il rischio ma chi è in là con l’età muore molto di più anche in assenza di patologie croniche preesistenti. "
(Sintesi redatta da: Mamini Marcello)