Sono soprattutto anziani e adulti in situazione di fragilità le persone che durante questo primo anno di sperimentazione hanno usufruito del ‘Progetto di integrazione del servizio sociale nell’assistenza primaria’ che ha visto, per la prima volta, la presenza di un assistente sociale all’interno dello studio associato di un medico di base.
Partito da una attività di ricerca del Criss (il centro ricerca dell’Università politecnica delle Marche) e realizzato con il consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, con il Sindacato unitario assistenti sociali e con la Federazione medici di medicina generale, il progetto terminerà a ottobre 2020 e secondo gli operatori è pronto per il grande salto. “Ci abbiamo creduto da subito perché parla di qualità della vita e di dignità delle persone - spiega Marzia Lorenzetti, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali marchigiano -, intercettando tutti coloro che a causa di uno stato di fragilità e di cronicità faticano ad accedere ai servizi e alle risorse del territorio che pure ci sono. Ma ora c’è bisogno di un rilancio”.
In tal senso è stato lanciato un appello alla Regione perché il modello organizzativo di assistenza integrata sia messo a sistema. Nel piano socio sanitario delle Marche la sperimentazione è stata citata, ma ora è tempo che sia parte integrante del sistema con l’auspicio, da parte dei promotori, che non ci siano passi indietro per gli aiuti alle persone non autosufficienti e agli anziani.“Qualità e appropriatezza dei servizi, accessibilità e prossimità delle cure e del sostegno sociale, sostenibilità economica di un intervento innovativo, lavoro di rete nelle situazioni di fragilità e cronicità: questi gli obiettivi della sperimentazione che vede in primo piano la tutela della salute nella sua globalità - sottolinea una nota del consiglio nazionale degli assistenti sociali -.
Si tratta di garantire percorsi di accompagnamento delle persone e delle famiglie, seguite dai medici di medicina generale, che vivono situazioni di complessità, fragilità, non autosufficienza e che possono presentare un alto consumo di risorse (per accessi al Pronto Soccorso o per ricoveri ripetuti). L’assistente sociale, infatti, si pone come il punto di raccordo tra il team sanitario e la rete dei servizi e delle risorse del territorio.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)