“Chiederemo al presidente Conte e all'Istituto Superiore di Sanità di rivedere le Linee guida sulle Rsa, perché obblighino, o almeno raccomandino alle strutture di garantire e tutelare le relazioni con i familiari”.
Così dichiara al Redattore Sociale la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa.
“L'emergenza c'è e naturalmente la priorità è tenere il virus lontano dalle strutture per anziani. Non siamo però oggi in una fase in cui si debba immaginare qualcosa di simile a quello che abbiamo vissuto in primavera: possiamo superare la criticità con restrizioni significative, ma senza totali chiusure”, afferma.
Ma come conciliare sicurezza sanitaria e tutela delle relazioni?
Innanzitutto attraverso “le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale, che rappresentano per gli anziani e per le loro relazioni una straordinaria opportunità.
In questo momento, è sufficiente che una Rsa si fornisca di cinque Ipad per garantire che tutti gli ospiti mantengano un rapporto costante con i propri familiari”.
Non sono escluse però soluzioni di altro tipo, che salvaguardino gli incontri reali, oltre a quelli virtuali: “Ben venga la struttura che attrezza una sala, per esempio con un divisorio in plexiglass, in cui accogliere i parenti. Le relazioni vanno salvaguardate, questa è la priorità: tante buone prassi già esistono e vanno incoraggiate. Per questo, con il ministro riteniamo fondamentale e urgente aggiornare le Linee guida, perché tengano conto di questa esigenza in tutte le fragilità: penso anche ai ragazzi e agli adulti con disabilità, non si può permettere che le strutture e i servizi per le terapie e la riabilitazione vadano di nuovo verso la chiusura”.
Intanto, ha iniziato a lavorare la Commissione per la riforma delle Rsa, istituita a fine settembre con lo scopo di portare avanti un profondo lavoro culturale, studiando nuove risposte all'invecchiamento.
Secondo Zampa nella prima riunione sono state condivise analisi di tipo quantitativo sull'indice d'invecchiamento della società italiana e si è evidenziato come il nostro paese debba prepararsi a immaginarsi con un tasso di anzianità molto alto.
Soprattutto, ci si è posti un interrogativo fondamentale: le attuali risposte messe in campo sono sufficienti.
E la risposta è no, per molte ragioni: perché la vecchiaia può essere accompagnata anche in strutture differenti, perché esiste la possibilità di un'autonomia diversa, in cui ancora si può stare a casa propria oppure con altri, ma in modo semiautonomo e continuando ad avere una vita sociale e culturale.
“La prima riunione – conclude Zampa – è servita insomma più a mettere sul tavolo le domande che a dare risposte. Non ho notizia, per ora, di una seconda convocazione”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)